Come deframmentare il PC
Se usi il computer da tanto tempo, ormai dovresti saperlo: non è detto che i rallentamenti riscontrati siano sempre dovuti ai virus o, peggio ancora, ai malfunzionamenti hardware! Ci sono diverse motivazioni imputabili a questa eccessiva lentezza e molte di queste possono essere risolte in poco tempo e con strumenti del tutto gratuiti.
Uno di questi è sicuramente la frammentazione dei dati sull'hard disk: come scoprirai tra non molto, essa influisce in maniera estremamente negativa su quelle che sono le prestazioni del computer, rendendo l'accesso a file e programmi incredibilmente lento. Per porre rimedio al problema, si utilizza una procedura denominata deframmentazione, che andrebbe eseguita regolarmente sui computer in possesso di uno spazio di archiviazione su hard disk magnetico.
Ad ogni modo non è nulla di grave, quindi non devi preoccuparti, per risolvere questo problema puoi utilizzare l'apposita utility integrata in Windows oppure ti puoi affidare a soluzione di terze parti. Nel corso di questo tutorial approfondirò quest'argomento, parlandoti di come deframmentare il PC con alcune delle migliori soluzioni disponibili sulla scena. Sei pronto per iniziare? Sì? Benissimo! Ti auguro allora buona lettura e buon lavoro.
Indice
- Informazioni preliminari: quando deframmentare il disco
- Come deframmentare il PC: Windows 10 e Windows 11
- Come deframmentare il PC: Windows 7
- Altre soluzioni utili per deframmentare il PC Windows
- E su Mac?
Informazioni preliminari: quando deframmentare il disco
Prima di entrare nel vivo di questa guida e di spiegarti, nel dettaglio, come effettuare la deframmentazione del disco, ritengo doveroso fornirti qualche nozione in più, circa la natura della procedura. La lettura e la scrittura dei dati, sugli hard disk meccanici, avviene grazie a un braccio meccanico che legge i file dalle testine del disco.
I file da scrivere sul disco vengono suddivisi in blocchi, dalla dimensione variabile a seconda del file system usato; inizialmente, i blocchi dei vari file sono piuttosto contigui, cioè ordinati in modo che il braccetto, muovendosi in maniera lineare, riesca a leggere tutti i pezzi che compongono il file; con il passare del tempo, a causa dell'eliminazione e della sovrascrittura dei dati, i blocchi che compongono un singolo file potrebbero frammentarsi e finire in parti diverse della testina, costringendo il braccio meccanico del disco a muoversi più a lungo, per poter rimettere insieme i pezzi del file stesso, andando di conseguenza a rallentare i tempi d'accesso (e le prestazioni) per il disco.
La deframmentazione è quell'operazione che il sistema operativo svolge per cercare di riavvicinare tutti i frammenti dei vari file, rendendoli nuovamente contigui (ove possibile) e agevolando il lavoro del braccetto del disco: riuscire a recuperare velocemente tutti i pezzi di un singolo file significa velocizzare i tempi d'accesso e, di conseguenza, le prestazioni dell'hard disk.
Ciò non vale, però, per le unità di tipo SSD: la tecnologia di lettura e scrittura dei dati, infatti, è completamente diversa e si basa sulla lettura di memorie flash, che non richiedono alcuno spostamento fisico. Pertanto, la deframmentazione di un disco SSD non soltanto è inutile, ma è addirittura dannosa, considerando poi che gli SSD sono vincolati a un limitato numero di cicli di scrittura. In suo luogo, i sistemi operativi moderni eseguono una seconda procedura, denominata trimming: senza scendere nei tecnicismi, il trim “istruisce” il sistema operativo su quelle che sono le celle di memoria effettivamente vuote, andando a velocizzare così la fase di scrittura dei dati (contrariamente alla deframmentazione, che invece agevola la lettura).
Volendo riassumere il tutto, sarebbe consigliabile sottoporre a deframmentazione regolare soltanto gli hard disk meccanici evitando, invece, di eseguirla sulle unità SSD; fortunatamente, sia gli strumenti di Windows che i più moderni software di deframmentazione fanno distinzione tra i dischi meccanici e quelli a stato solido, impedendo all'utente — per quanto possibile — di deframmentare questi ultimi.
Come deframmentare il PC: Windows 10 e Windows 11
Fatte tutte le doverose precisazioni del caso, vediamo insieme come deframmentare il disco rigido con Windows 10 e Windows 11. Entrambi i sistemi operativi integrano uno strumento “di serie”, in grado di ottimizzare il disco in maniera completamente automatica, quando il computer è inattivo. A seconda del tipo di disco installato, l'ottimizzazione può avvenire in due modi: deframmentazione e consolidamento dei dati, per quanto concerne gli hard disk meccanici, oppure ottimizzazione/trimming, se si tratta di unità SSD.
Per accedere agli strumenti di ottimizzazione del disco inclusi in Windows, apri l'Esplora File, cliccando sul simbolo della cartella gialla situato nella barra delle applicazioni (oppure premendo la combinazione di tasti Win+E sulla tastiera), clicca sulla voce Questo PC residente di lato e individua l'icona del disco sul quale intendi intervenire, tra quelle presenti. Successivamente, fai clic destro su quest'ultima icona, scegli la voce Proprietà dal menu che va ad aprirsi e recati nella scheda Strumenti, posta in alto. Successivamente, fai clic sul pulsante Ottimizza e attendi qualche istante, affinché l'utility Ottimizza unità venga mostrata sullo schermo.
Per impostazione predefinita, Windows analizza e ottimizza le unità con frequenza settimanale, prediligendo i momenti in cui il PC è inattivo; per modificare questo comportamento, clicca sul pulsante Modifica impostazioni e intervieni sul menu a tendina Frequenza, per definire la frequenza (giornaliera, settimanale o mensile) con la quale ottimizzare il disco; cliccando poi sul pulsante Scegli, avrai altresì la possibilità di selezionare le unità sulle quali intervenire in automatico.
Per disattivare completamente l'ottimizzazione automatica del disco, rimuovi il segno di spunta dalla casella posta in corrispondenza della voce Esegui in base a una pianificazione (scelta consigliata): mi raccomando, non farlo, a meno che non vi siano esigenze specifiche delle quali sei pienamente consapevole. Ad ogni modo, una volta configurata l'utilità di ottimizzazione di Windows, clicca sul pulsante OK, per confermare le modifiche e ritornare alla schermata precedente.
Da lì, se lo desideri, puoi altresì avviare la deframmentazione/ottimizzazione dell'unità: individua l'hard disk che intendi deframmentare dalla lista visibile al centro dello schermo (puoi capire se si tratta di una unità SSD oppure di una unità disco rigido dando uno sguardo alla colonna Tipo di supporto), fai clic sul suo nome e poi sulla voce Analizza, che compare in basso, abilitato soltanto per le unità meccaniche.
Completata l'analisi dell'unità, nella colonna Stato corrente, vedrai comparire lo stato dell'unità scelta e la percentuale di frammentazione dei dati, per i dischi meccanici, oppure la data di ultima ottimizzazione, per quelli di tipo SSD. Ad ogni modo, per ottimizzare o deframmentare manualmente il disco (mi raccomando, non farlo se non strettamente necessario), clicca sul pulsante Ottimizza e attendi pazientemente che la procedura venga portata a termine.
Mi raccomando: cerca di non usare il computer durante l'ottimizzazione/deframmentazione del disco, in quanto la scrittura di nuovi dati potrebbe prolungare, e non di poco, il tempo necessario per il completamento della procedura; quest'ultima informazione viene indicata a chiare lettere nella colonna Stato corrente della finestra Ottimizza unità.
Come deframmentare il PC: Windows 7
Anche su Windows 7 le cose stanno in maniera abbastanza simile rispetto a quanto visto finora: il sistema operativo, infatti, integra una soluzione “di serie” utile ad avviare la deframmentazione del disco quando ce ne è bisogno. Per impostazione predefinita, quest'ultimo è configurato per eseguire un processo di deframmentazione una volta alla settimana, a un giorno e a un orario prestabilito, prediligendo i momenti in cui il computer è inattivo.
Tuttavia, sempre usando il medesimo strumento, è possibile cambiare le impostazioni di default e/o avviare un processo di deframmentazione manuale: per riuscirci, apri il menu Start di Windows 7, fai clic sull'icona di Computer presente al suo interno e individua l'icona dell'hard disk sul quale eseguire la frammentazione, tra quelli elencati nella sezione Unità disco rigido. Ora, fai clic destro su di essa, scegli la voce Proprietà dal menu contestuale che va ad aprirsi e apri la scheda Strumenti, visibile nella parte superiore della nuova finestra che ti viene proposta.
Adesso, premi sul pulsante Esegui Defrag… visibile nel riquadro Deframmentazione e, se vuoi cambiare le impostazioni per la deframmentazione pianificata, fai clic sul pulsante Configura pianificazione… e indica la frequenza, il giorno e l'ora in cui eseguire la deframmentazione, intervenendo sui menu a tendina dedicati; in seguito, premi sul pulsante Seleziona dischi…, apponi il segno di spunta accanto ai nomi delle unità da deframmentare e indica se deframmentare automaticamente i nuovi dischi oppure no, intervenendo sull'apposita casella; quando hai finito, clicca sul pulsante OK per due volte consecutive, in modo da ritornare alla finestra iniziale dell'Utilità di deframmentazione dischi.
Ti segnalo che, se lo desideri (ma non te lo consiglio), puoi altresì disattivare completamente la deframmentazione automatica di Windows: per riuscirci, clicca nuovamente sul pulsante Configura pianificazione, rimuovi il segno di spunta dalla casella denominata Esegui in base a una pianificazione (scelta consigliata) e conferma le tue intenzioni, cliccando sul tasto OK.
A questo punto, lascia che ti spieghi come eseguire una deframmentazione manuale: ritorna alla finestra iniziale di Utilità di deframmentazione dischi, clicca sul nome del disco da deframmentare e premi sul pulsante Analizza disco, per analizzarne lo stato di frammentazione. Esamina poi il risultato ottenuto e, se ritieni che sia opportuno deframmentarla, clicca nuovamente sul suo nome e poi sul bottone Deframmenta disco, posto in basso a destra. A seguito di quest'ultimo passaggio, avrà inizio la deframmentazione del disco, che potrebbe protrarsi anche per alcune ore, soprattutto se il disco è molto frammentato, molto grande o, ancora, molto lento.
Una volta avviata la deframmentazione, il cui stato verrà indicato nell'apposita colonna, puoi predisporre la deframmentazione di un'altra unità (anche senza attendere che quella precedente termini), seguire lo stato di quella attuale o chiudere tranquillamente la finestra dell'Utilità di deframmentazione dischi. Ti sconsiglio comunque di usare il computer durante la procedura di deframmentazione, poiché la scrittura dei nuovi file potrebbe rallentarla ulteriormente.
Nota: ricorda che Windows 7 è ormai un sistema operativo obsoleto e non più aggiornato, potenzialmente rischioso per la privacy e per la salute del computer. Ti consiglio dunque di aggiornare il PC ad almeno Windows 10, se ne hai la possibilità.
Altre soluzioni utili per deframmentare il PC Windows
Se lo strumento integrato in Windows non dovesse soddisfare le tue esigenze in quanto troppo basilare, sappi che esistono numerosi software di terze parti, altrettanto affidabili, che consentono di visualizzare graficamente l'andamento della deframmentazione e di definire specifici dettagli in base ai quali questa deve avvenire.
Per farti un esempio, il software Piriform Deflagger consente di effettuare sia una deframmentazione di tipo completo, sia una deframmentazione rapida, ideale quando non si ha la possibilità di tenere il computer fermo per molto tempo; inoltre, è possibile agire in maniera capillare sui dati da deframmentare, selezionando file e cartelle in maniera selettiva. Anche Auslogics Disk Defrag prevede la possibilità di eseguire una deframmentazione rapida, garantita entro un termine massimo di 30 minuti. Ad ogni modo, per saperne di più sul funzionamento dei programmi appena menzionati, leggi con attenzione la mia guida ai programmi per deframmentare, ricca di preziose informazioni al riguardo.
E su Mac?
Sui Mac le cose stanno in maniera decisamente diversa rispetto a quanto visto per Windows: tanto per cominciare, quasi tutti i computer di Apple al momento supportati dispongono di unità SSD, le quali, come già detto nel capitolo iniziale di questa guida, non necessitano di deframmentazione (quest'ultima, al contrario, potrebbe addirittura risultare nociva). Inoltre, devi sapere che i file system di Apple, come APFS e HFS+, gestiscono i dati su disco in maniera completamente differente da quanto succede per i file system nativi di Windows (come NTFS, FAT ed exFAT), cercando di limitare la frammentazione degli elementi fin da quando questi vengono scritti — o spostati — sul disco.
In altre parole, a meno che tu non sia solito lavorare abitualmente con file particolarmente pesanti — come le immagini RAW o i filmati poco compressi — su un Mac estremamente datato, è improbabile che il disco abbia bisogno di essere deframmentato, anche se si tratta di un vecchio hard disk meccanico. L'uso del trimming che, come già detto, permette di contrassegnare i blocchi liberi, è comunque sconsigliato soprattutto sul file system APFS (introdotto a partire da macOS Mojave), in quanto quest'ultimo è già dotato di specifiche funzioni per rendere più agevole la gestione dei dati su disco.
Tuttavia, se noti che il computer è particolarmente lento e ritieni che il suo disco necessiti di ottimizzazione, puoi dare un'occhiata alla mia guida dedicata alla pulizia del Mac, nel quale ti spiego il funzionamento di applicazioni specifiche di comprovata serietà e affidabilità, come CleanMyMacX, disponibile anche nella sottoscrizione Setapp, del quale ho avuto modo di parlarti anche qui.
Autore
Salvatore Aranzulla
Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.