Come funziona il Metaverso
Se si guarda al futuro del mondo della tecnologia, un termine circola ormai insistentemente da tempo nelle discussioni tra appassionati e non solo: Metaverso. D'altronde, tra discorsi fantascientifici e realtà, di certo si tratta di un tema caldo.
Ma in tutto questo, come funziona il Metaverso? Senti infatti questo termine pronunciato da essenzialmente chiunque, ma non hai ancora ben capito qual è l'effettivo scopo di quella che alcune persone descrivono come la prossima grande rivoluzione del settore Tech e oltre (al netto dell'intelligenza artificiale, si intende).
Direi che sei arrivato nel posto giusto per fugare i tuoi dubbi, dato che in questa sede mi appresto ad approfondire, cercando di mantenere la descrizione il più possibile priva di termini tecnici, la genesi e le opportunità relative a questo concetto. Detto questo, a me non resta altro da fare, se non augurarti buona lettura!
Indice
Che cos'è il Metaverso
Dato che ti stai chiedendo come funziona il Metaverso, ritengo sia giusto partire dalla definizione dello stesso, visto che c'è un po' di confusione in merito, generata anche, per certi versi, dagli stessi annunci delle grandi aziende Tech coinvolte.
Ebbene, il motivo per cui oggi si fa riferimento con così tanta insistenza al Metaverso risiede in un annuncio effettuato da Mark Zuckerberg nel 2021. Durante l'evento Connect andato in scena nella giornata del 28 ottobre, infatti, il principale volto dietro Facebook ha reso nota una nuova direzione per la sua azienda. Non a caso, la holding adesso si chiama Meta (e non più Facebook, anche se il social network continua a esistere con quel nome).
Quella presentazione rappresentava però, più che altro, un'introduzione del concetto di Metaverso, mostrando alcune possibilità che si vorrebbero raggiungere in futuro. Si va dal lavoro da remoto più immersivo fino all'utilizzo di un avatar virtuale fotorealistico per interagire con gli altri. Questo senza dimenticare il mondo dei videogiochi e molti altri casi in cui aggiungere qualcosa di digitale alla realtà può rappresentare un vantaggio.
L'evento Connect del 2021, pur indicando la volontà di perseguire un obiettivo di questo tipo sul lungo periodo (quantomeno 5-10 anni, stando all'ottimistica visione di Zuckerberg riguardante un Metaverso che diventa ampiamente utilizzato), era insomma una “semplice” dichiarazione di intento. Questo ha causato confusione a un buon numero di persone, che avrebbero magari apprezzato una dimostrazione più pratica.
Non aiuta il fatto che il termine Metaverso non sia stato di certo inventato da Zuckerberg, bensì trovi radici nella letteratura fantascientifica. Risale infatti al 1992 la pubblicazione del romanzo postcyberpunk Snow Crash di Neal Stephenson. In quest'ultimo, gli Stati Uniti d'America hanno subito un forte crollo economico e si è andati verso una privatizzazione persino delle istituzioni. Per sfuggire a una tale terribile realtà, ci si rifugia dunque in un mondo tridimensionale che di fatto “sostituisce” quello fisico. Ovviamente, questa è la definizione fantascientifica, coniata ben prima dell'attuale Web, di Facebook e del Metaverso di Mark Zuckerberg.
Snow crash
Non proprio il migliore degli scenari, vero? Per quanto sia affascinante prendere ispirazione da romanzi di fantascienza legati agli anni '90, infatti, non ha senso basarsi su quella descrizione per guardare al futuro del mondo della tecnologia. Il Metaverso di Stephenson era infatti distopico, mentre le grandi società del mondo Tech stanno ovviamente puntando ad altro. Per intenderci, già nella presentazione del 2021 Zuckerberg aveva presentato tutto come la prossima rivoluzione dopo la connessione a Internet mobile.
Nel corso degli anni, inoltre, si è tornati più volte sul concetto. L'obiettivo non è sostituire il mondo fisico, bensì andare verso un mondo del Web più immersivo, che includa un mix di elementi digitali e oggetti reali. Pensa a quante cose si possono fare, a distanza, oggi con una connessione a Internet: una videochiamata con i parenti, una sessione di videogiochi coi propri amici, una riunione di lavoro, un ascolto della propria musica preferita, una sessione di binge watching di film e serie TV e molto altro ancora. Tutto questo è già possibile e ormai non lo vediamo più come qualcosa di così “spaventoso”.
Ciò che vuole fare il Metaverso è dare il via alla nuova era di Internet, permettendo a tutti di effettuare le operazioni a distanza in un modo più coinvolgente, magari adottando un avatar fotorealistico da inserire in ambienti digitali. In questo modo, ad esempio, una videochiamata può essere fatta da un ambiente circostante virtuale (magari dalle Hawaii, senza però i classici terribili sfondi in due dimensioni), mentre una riunione di lavoro può avvenire in un lussuoso ufficio (mentre usualmente si tratterebbe magari di una piccola stanza trasandata).
O ancora, un film potrebbe essere visto in una gigantesca sala cinematografica con dinosauri a destra e sinistra (invece che, magari, nella solita sala del paesino di provincia o, come più probabile al giorno d'oggi, banalmente in streaming sul proprio televisore). Questo potenzialmente anche invitando i propri amici dall'altra parte del mondo a prendere posto in sala, facendosi rappresentare dai rispettivi avatar. A proposito di come potrebbero essere questi ultimi in futuro, risale al settembre 2023 la prima intervista nel Metaverso, in cui si vedono Mark Zuckerberg e il podcaster Lex Fridman indossare dei visori e conversare a distanza mediante proprie rappresentazioni virtuali in grado di emulare anche le espressioni facciali.
Chiaramente è tutto in fase di evoluzione e vengono ancora richieste delle accurate scansioni della persona coinvolta per poter raggiungere un tale risultato, ma si è trattato, ancora una volta, di una prova tecnica per il futuro. Questa risulta infatti utile per far comprendere quanto, più in là con gli anni, sarà possibile inserire una propria rappresentazione fotorealistica in dei contesti digitali, potendo dunque, ad esempio, anziché guardare un concerto su YouTube, cercare di parteciparvi in modo un po' più coinvolgente, simulando per certi versi una “presenza fisica”. In parole povere, si fa riferimento a un nuovo modello di interazione a distanza tra persone, più evoluto rispetto all'attuale mondo del Web e potenzialmente anche in grado di rompere maggiormente le barriere territoriali e non solo.
Come entrare nel Metaverso
Lo so: adesso che hai un po' capito meglio che si tratta di un progetto in corso d'opera e che quindi dare una definizione precisa non è ancora semplice, vorresti almeno qualche esempio pratico concreto di quanto possibile attualmente, così da capire cosa rappresenta oggi il Metaverso e come entrarci. Ebbene, i migliori esempi non possono che derivare dall'azienda di Mark Zuckerberg, Meta, visto che quest'ultima ha già immesso sul mercato dei popolari visori MR/VR e persino degli occhiali smart.
Certo, sto facendo riferimento alla gamma di visori Meta Quest e agli occhiali smart Ray-Ban Meta Smart Glasses. Andando con ordine, è bene togliere l'elefante dalla stanza: cosa significano le sigle MR e VR? Nel primo caso, si fa riferimento alla Mixed Reality, ovvero alla realtà mista. In parole povere, per farla breve, in questo caso si sfrutta la possibilità di vedere, tramite telecamere, il mondo reale dal visore, facendo uso di una tecnologia chiamata, in gergo tecnico, passthrough.
Meta Quest 3 è l'esempio perfetto di questa direzione intrapresa dall'azienda di Mark Zuckerberg, in quanto è il primo dispositivo di casa Meta a consentire a chi lo indossa di vedere l'esterno a colori (fino a Quest 2, infatti, era tutto in bianco e nero). Mediante questo dispositivo, l'utente può dunque vedere l'ambiente circostante e posizionarci sopra degli elementi digitali, a partire dalle schede del menu. Nel caso te lo stessi chiedendo, sì: è possibile, ad esempio, far comparire giganteschi schermi sul proprio muro di casa, senza nemmeno aver bisogno di un proiettore.
Insomma, questo tipo di utilizzo può per certi versi essere associato alla realtà aumentata, ma il fatto è che Meta Quest 3 mescola il mondo digitale a quello virtuale, andando a rappresentare un ambiente in cui elementi fisici e oggetti digitali “convivono”. In che senso? Il concetto è quello di un visore in grado di scansionare l'ambiente reale in 3D, consentendo ad esempio all'utente di far rimbalzare una pallina virtuale su un mobile reale. Se non hai ancora ben presente il concetto, dai un'occhiata al video di presentazione ufficiale di Meta Quest 3 (pubblicato a settembre 2023).
Le cose iniziano a farsi interessanti e ti sembra qualcosa un bel po' diverso da un “allontanamento dal mondo fisico”, vero? Certo, il concetto di realtà virtuale (conosciuta anche come VR), che invece riguarda l'immergersi in un mondo digitale, ad esempio nell'ambito di un videogioco per Meta Quest, non viene messo da parte ed è incluso nell'offerta, ma capisci bene che, in un contesto come questo, diventa quasi secondario. D'altronde, è il settore a muoversi in altro senso.
Meta Quest 3 128GB — Realtà mista rivoluzionaria — Prestazioni potenti
Meta Quest 2 - Visore VR All-In-One - 128 Gb
Qui entra in gioco la questione del formato di tecnologia per accedere al Metaverso. Oggi siamo infatti soliti pensare a visori come l'appena citato Meta Quest 3 oppure Apple Vision Pro (che addirittura mira a mostrare gli occhi dell'utente all'esterno del visore e rendere evidente quando una persona si avvicina nel caso di un uso VR: bisogna inoltre ricordare che il Metaverso non è un'esclusiva di Meta e Mark Zuckerberg, ma un concetto che si estende a tutto il settore).
Tuttavia, in realtà la visione di Mark Zuckerberg va ben oltre e parte dagli occhiali smart Ray-Ban Meta Smart Glasses. Sì, hai capito bene: si fa riferimento a quelli che a prima vista potrebbero sembrare dei normali occhiali, non dando nemmeno troppo nell'occhio, ad esempio, in contesti urbani. In realtà, però, questi integrano una fotocamera e possono registrare quanto vede l'utente, indicando chiaramente all'esterno, mediante un apposito LED di notifica (una luce, insomma), che sta avvenendo una registrazione.
Già oggi si possono effettuare in questo modo dirette streaming su Facebook e Instagram, mostrando agli spettatori, essenzialmente, la propria vista. Per il futuro, però, si guarda alla possibilità di dialogare con un'intelligenza artificiale integrata negli occhiali (funzione in fase sperimentale all'estero, al momento in cui scrivo) per ottenere informazioni sull'ambiente circostante, ma soprattutto alla possibilità di aggiungere, per l'appunto, elementi digitali al mondo reale (si pensi, in modo concettuale, ad esempio, alla possibilità di aggiungere delle frecce per le indicazioni stradali alla propria vista o ancora all'aggiunta di un timer mentre si cucina, scenari potenzialmente utili nel quotidiano).
Il concetto di Metaverso, insomma, potrebbe essere visto come una possibilità in più, una nuova Internet in cui si cerca di simulare maggiormente il concetto di “presenza fisica” a distanza, nonché uno strato digitale aggiuntivo alla realtà, andando dunque oltre le classiche interazioni Web odierne che poco sembrano aver a che fare con la fisicità del mondo reale. In un'eventuale piattaforma futura che racchiude la visione di Zuckerberg, di fatto indossando degli occhiali smart si potrebbe trasportare l'avatar di una persona dall'altra parte del mondo sul divano di casa, facendola dunque comparire come una sorta di “ologramma”. Inoltre, si potrebbero avere statistiche sulla propria attività in palestra integrate nella vista. Una “bozza” interessante di un futuro di questo tipo si può vedere nel trailer di presentazione del chip Qualcomm Snapdragon AR2 Gen 1.
Chiaramente, però, questo non significa che l'esperienza sia la stessa di trovarsi fisicamente e che il mondo reale venga sostituito da uno completamente digitale (la differenza è, per certi versi, come quella tra recarsi in una sala cinematografica o guardarsi un film sul cellulare). Inoltre, vale la pena notare che oggi le barriere tecnologiche sono ancora molte, considerando ad esempio che una scansione iniziale di una persona non può variare facilmente (rimanendo insomma sempre quella al momento della scansione) e che l'avatar potrebbe dunque non riuscire a rappresentare i cambiamenti del quotidiano.
In questa sede ho solo scalfito la superficie del concetto di Metaverso, considerando anche che, ad esempio, per certi versi delle piattaforme di videogiochi come Roblox e Fortnite (che integrano anche esperienze create dagli utenti) possono rientrare in quest'ambito, ma questa è un'altra storia e per maggiori dettagli puoi consultare il mio approfondimento relativo ad alcuni esempi pratici di attuale Metaverso.
Spero tuttavia quantomeno di averti fatto comprendere meglio qual è il contesto generale, nonché il fatto che il concetto di Metaverso guarda ampiamente al futuro e per questo può essere definito solo fino a un certo punto (vista anche l'incessante innovazione di questi tempi). Fatto sta che si può affermare che si tratta di un progetto sul lungo periodo, che deve dunque ancora dare i frutti sperati (e tutto dipenderà dalle scoperte tecnologiche dei prossimi anni, visto l'improvviso arrivo nell'equazione, ad esempio, dell'intelligenza artificiale).
In ogni caso, è a un podcast di The Verge di fine 2023 che Zuckerberg ha affidato delle considerazioni generali sul futuro. Per farla breve, il CEO di Meta vede, sempre sul lungo periodo, un mondo in cui gli occhiali smart saranno i nuovi smartphone, catapultandoci in una nuova era del mondo della tecnologia. Questo perché le persone li indosseranno nel quotidiano, al contrario invece dei visori. Questi, secondo Zuckerberg, rappresenteranno invece una sorta di workstation/televisori, ovvero una tecnologia di cui fare uso solo quando si vuole qualcosa in più (come si potrebbe vedere oggi, ad esempio, un prestante computer fisso).
Per concludere il discorso, Zuckerberg ha indicato che non è assolutamente sua intenzione costruire un futuro in cui le persone camminano con un visore. Insomma, il nuovo mondo del Web prevede anche un'importanza fondamentale del mondo fisico, mediante una tecnologia integrata nel quotidiano in un modo forse persino più naturale rispetto a quella che utilizziamo oggi.
Gli occhiali smart verranno realmente utilizzati “da tutti” in futuro? Staremo a vedere: ci sono ancora tante domande a cui rispondere, ma quel che sembra chiaro è che la direzione intrapresa è ben diversa, come d'altronde non poteva essere altrimenti, dal Metaverso descritto nella letteratura fantascientifica.
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Autore
Salvatore Aranzulla
Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.