Come minare crypto
Dopo aver letto diversi articoli e aver visto diversi video sul mondo delle criptovalute, hai deciso di provare in prima persona a investire in questo tipo di asset e, dunque, stai cercando di capire come minare crypto per cominciare questo business che sembra promettere ottime rendite passive al solo prezzo di qualche apparecchio tecnologico. Beh, si tratta di un desiderio assolutamente comprensibile, in quanto comune a moltissimi amanti delle criptovalute, ma bisogna procedere con molta attenzione.
Esistono in effetti diversi metodi per poter estrarre queste monete digitali, molti dei quali utilizzabili in assoluta semplicità. Vi sono, addirittura, dei siti ai quali collegarsi per iniziare a minare in una manciata di minuti, così come delle app per smartphone e tablet che consentono di eseguire il mining in pochi tap. Bisogna però valutare bene a quali soluzioni rivolgersi (non tutte sono affidabili allo stesso modo) e il rapporto tra tempo, energia elettrica spesa e quantità di crypto che si riescono effettivamente a ottenere, nonché la volatilità del valore di queste ultime.
Insomma, se vuoi ti do qualche informazione su dove puoi iniziare a guardare per avviare la tua avventura nel mondo delle criptovalute, ma prima ci tengo a sottolineare che l’attività di mining è tutto fuorché garanzia di successo finanziario, con molte strade che terminano con delle perdite piuttosto che con guadagni. Per questa ragione io m’impegno qui a fornirti i migliori consigli tecnici, ma assolutamente nessun tipo di suggerimento finanziario. Chiaro? Bene, allora procediamo.
Indice
Come minare crypto gratis
L’idea di acquistare un macchinario predisposto al mining e consumare quantità indicibili di energia elettrica per cavarne qualche micro-porzione di criptovaluta non ti entusiasma, scommetto. Piuttosto ti piacerebbe sapere come minare crypto gratis, magari anche mentre sei in mobilità, ho indovinato?
Bene, allora lascia che ti illustri come minare Bitcoin con Android? Questo è un modo semplice ed efficace per ottenere in cambio l’oro digitale senza tecnicamente spendere un solo centesimo, ovviamente a patto di possedere già uno smartphone sul quale poter installare una semplice app.
Piccola premessa però, il software che ti sto per suggerire non offre nessuna garanzia di protezione della privacy e dei dati personali (compresi anche password o similari) che verranno immessi, il che significa un potenziale rischio per i tuoi averi o per la sicurezza del dispositivo sul quale la installerai.
Fino a oggi non sono state segnalate falle da questo punto di vista e gli utenti hanno sempre ricevuto i pagamenti pattuiti senza problemi, ma occorre prestare attenzione. La soluzione migliore sarebbe installare l’app o la versione per PC su un apparecchio destinato solo e unicamente a tale scopo, ma qui la decisione spetta solo e soltanto a te.
Fatta questa doverosa promessa, ciò di cui sto parlando è Cryptotab, un browser Web disponibile per PC e anche in versione Android e iOS/iPadOS, scaricabile facilmente in pochissimi secondi. Una volta installato sul dispositivo in questione, la prima cosa da fare è quella di registrarsi tramite una delle opzioni fornite. Purtroppo non esiste la possibilità di registrarsi via email, quindi occorre usare dati di altri profili come quello Google.
Una volta registrato, per cominciare a minare devi pigiare l’icona col simbolo di Cryptotab in basso e spostare la levetta sotto la scritta Served dependent mining al massimo valore che ti viene permesso d’impostare. Il massimo assoluto su dispositivi mobili non è raggiungibile, poiché si può ottenere solo se si usa la versione PC dello stesso.
Una volta avviato non occorre fare altro se non lasciare sempre lo schermo del telefono acceso e fare tap ogni 2 ore ai messaggi che l’app rimanderà a schermo, in modo fa far proseguire il mining. Come facilmente intuibile non è consentito utilizzare programmi per cliccare automaticamente, quindi dovrai rimanere sempre “in zona” per poter svolgere l’operazione.
Cryptotab fornisce poi la possibilità di invitare amici a partecipare in questo business tramite codici di affiliazione che permettono di ottenere dei piccoli ricavi per ogni nuovo cliente portato, oltre che la possibilità di scaricare una versione Pro a pagamento (3,99 €) alla quale aggiungere eventuali piani per aumentare la velocità di mining, i quali partono da circa 2 € al mese per una potenza totale doppia.
Questa è una delle poche risposte a domande come minare Bitcoin senza scheda video o altri equipaggiamenti costosi, ma bisogna aprire una piccola parentesi. I ricavi generati sia dall’app che dal browser sono infinitesimali e, nel caso si utilizzino i moltiplicatori di ricavi a pagamento, la situazione tende a peggiorare.
Questo tipo di business è ottimo per chi possiede vecchi telefoni o ha accesso a dispositivi a bassissimo prezzo, ma risulta inutile se non economicamente dannoso per chi invece utilizza apparecchi presi a prezzo di mercato. L’utilizzo intensivo che fa Cryptotab del dispositivo e sì, anche dello schermo che va mantenuto sempre acceso, comporta un’usura molto superiore alla media classica.
Questo, tenendo conto del fatto che i ricavi realizzati sono, nella migliore delle ipotesi, di qualche euro per dispositivo al mese, dà la dimensione dell’effettiva possibilità di avere ricavi tramite Cryptotab. Insomma, come intuibile, non esistono app o servizi online che regalano montagne di crypto in cambio di attività minime da parte degli utenti (diffida al 100% se ne trovi qualcuna che sembra troppo vantaggiosa, è sicuramente una truffa!).
Come minare Bitcoin
Passando ora a forme di mining che prevedono una spesa iniziale, è tempo di andare a vedere come estrarre Bitcoin – una delle più popolari forme di criptovaluta – attraverso degli apparecchi elettronici appositi. Prima di cominciare però, è bene ch’io ti spieghi un po’ più in dettaglio come funziona il minig stesso.
Fondamentalmente, criptovalute come Bitcoin girano su una blockchain nativa e possono essere scambiate su di esse tramite blocchi, i quali a loro volta vengono gestiti dai miner. Questi miner risolvono il codice criptato del blocco per poterlo mandare avanti sulla chain, in un processo che si ripete costante nel tempo con una cadenza regolare.
Come guadagna il miner? Fondamentalmente, il blocco risolto emette dei bitcoin che andranno come ricompensa per la risoluzione, i quali verranno eventualmente divisi tra tutti coloro che hanno concorso al processo di risoluzione. Un concetto abbastanza semplice, ma c’è un fattore da considerare.
Per garantire la sicurezza del network, la difficoltà del codice aumenta all’aumentare dei miner, cosa che nel tempo ha reso il mining stesso un processo riservato a chi ha hardware molto potenti. Per capire quanto basta pensare che, se all’inizio questo processo si faceva con un PC qualunque, nella seconda fase è stato necessario utilizzare le schede video mentre ora sono necessari dei macchinari appositi chiamati ASIC.
Quindi, per poter minare Bitcoin, devi prima di tutto procedere all’acquisto di un ASIC (si trovano anche su Amazon) per poi collegarlo alla rete e cominciare l’estrazione. Un sito che ti permette di congiungere il tuo hardware al network Bitcoin è Nicehash, dove non occorre far altro che registrarsi, scaricare un piccolo software e iniziare a minare seduta stante.
Siccome la procedura può variare leggermente a seconda dell’equipaggiamento in tuo possesso, non posso entrare nello specifico di ogni singolo passaggio. In ogni caso, il sito ti guida passo passo verso il mining tramite un’interfaccia semplice e pulita oltre che video esplicativi per ogni passaggio saliente. Purtroppo il sito è solo in inglese ma, usando la funzione di traduzione di Google, tutto viene portato nella nostra lingua in appena un semplice clic.
Prima di passare al prossimo punto però, ci tengo a sottolineare che la difficoltà della rete Bitcoin ha raggiunto un livello tale da rendere obsoleti moltissimi macchinari, cosa che devi prendere in considerazione prima di cominciare. Si potrebbe, per esempio, tentare il mining persino con una scheda video ma, con i costi dell’elettricità attuali uniti a quelli dell’hardware, difficilmente si farebbe profitto.
Per questa ragione t’invito a utilizzare il sito Coincalculator, dove puoi trovare tutti gli hardware per il mining più famosi e testare le tue prospettive di guadagno giornaliero con tale macchinario al prezzo dell’energia attuale, in modo tale da farti un’idea se è possibile ottenere dei ricavi o se si tratta d’un investimento a perdere. Se vuoi conoscere altri metodi per minare Bitcoin, quest’articolo fa al caso tuo.
Come minare Ethereum
Ethereum era una criptovaluta simile a Bitcoin in alcuni aspetti, ma tutto è cambiato a settembre 2022 a causa del merge che ha portato all’arrivo di Ethereum 2.0. Questo ha significato l’abbandono del vecchio sistema proof-of-work, in favore del proof-of-stake.
Questo cosa significa? Semplicemente che il sistema di validazione non è più affidato ai classici miner che utilizzano potenti PC per validare i blocchi, ma avviene tramite staking di Ether. Lo staking è letteralmente il deposito di una certa somma di una determinata moneta sulla blockchain, la quale non può essere toccata pena la perdita del diritto di validazione.
Ciò vuol dire che se vuoi diventare oggi un “minatore di Ethereum”, devi farlo affidandoti allo staking, il quale offre delle ricompense paragonabili a quelle del classico mining. Insomma, il concetto stesso di minare questa moneta è diventato obsoleto, è più corretto dire che si ricevono interessi per il deposito.
Per fare questo, devi dotarti di un wallet crypto e seguire le istruzioni che vengono riportate sulla pagina ufficiale di Ethereum. Tieni presente che, la soglia minima per entrare, comporta il detenere ben 32 Ether bloccati sulla chain cosa che, allo stato attuale delle cose, ha un prezzo di circa 50.000 dollari. Se vuoi sapere come comprare Ethereum, l’articolo che ti ho appena linkato fa al caso tuo.
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Autore
Salvatore Aranzulla
Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.