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Come non pagare tasse crypto

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Sei un amante delle crypto preoccupato per le tasse e per la dichiarazione dei redditi imminente? Hai paura di prendere una proverbiale “bastonata” finanziaria non appena darai un report dei tuoi crypto possedimenti al commercialista? Vorresti evitare di pagare l'ennesima tassa che affligge il tuo patrimonio?

Allora andiamo a vedere come non pagare tasse crypto, visto che ci sono chiare condizioni e casistiche che ti permettono di non pagarle affatto. Impossibile? In realtà sono cose scritte nere su bianco nella legge italiana, basta semplicemente conoscerle.

Sapendo questo, potrai capire se e quanto dovrai pagare o se potrai goderti i tuoi bitcoin senza doverti preoccupare di ciò che il fisco italiano possa richiederti. Bando alle ciance, so che le tasse non sono un argomento facile ma è meglio tagliare la testa al toro e vedere subito di che si tratta.

Indice

Informazioni preliminari

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Piccolo disclaimer: in realtà una piccolissima tassa da pagare c'è in qualunque caso, ossia l'imposta di bollo sui tuoi possedimenti. Si tratta di una cifra davvero irrisoria, ovvero dello 0,2% sul detenuto (quindi 2 euro ogni 1.000) che è sì una tassa, ma tenderei a escluderla dal conteggio o dall'intento di questo tutorial.

Certo, tecnicamente non è possibile non pagare tasse crypto se si è residenti in Italia, l'unica soluzione sarebbe quella di andare a vivere in Paesi che non hanno tassazione sul capitale guadagnato (introiti da investimenti) o sulle crypto in generale, cosa assolutamente possibile se sei interessato a trasferirti a vivere in un Paese terzo.

Ricorda che, in questo caso, dovrai iscriverti all'A.I.R.E. e rispettare le norme del Paese nel quale andrai a vivere per mantenere la residenza che, generalmente, richiedono di restare nel Paese almeno 183 giorni l'anno. In qualunque caso, anche decidessi domani di trasferirti in uno di questi Paesi, dovrai comunque pagare le tasse crypto per l'anno passato e parte di quello presente.

Dunque, chiarito questo punto, sappi che in qualunque caso dovrai includere i tuoi possedimenti in crypto nella tua dichiarazione dei redditi, al fine di denunciare i possedimenti e pagare appunto l'imposta di bollo dello 0,2% su ciò che possiedi. Alcuni exchange ti permettono di pagare direttamente tale imposta dal portale (o te la pagano loro dai tuoi fondi), quindi potrebbe essere una operazione già fatta.

Come non pagare le tasse sulle criptovalute

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Passiamo adesso a vedere in termini pratici come non pagare le tasse sulle crypto, dato che è la parte cruciale del discorso. Iniziamo subito con il dire che, per plusvalenze dei movimenti annuali dall'importo complessivo (quindi il totale di tutte le tue operazioni) inferiore a 2.000 euro, non sei tenuto a pagare le tasse.

Questo significa che se hai comprato 100 euro di bitcoin e li hai rivenduti a 500, puoi intascare tranquillamente quella somma senza pagare nemmeno un centesimo, a patto che non ci siano altri movimenti dove, nel totale, non hai realizzato più di 2.000 euro di profitto.

Facendo un altro esempio, se hai investito 10.000 euro in Bitcoin e hai venduto a 20.000 realizzando 10.000 euro di profitto, quella somma è tassabile al 26%, quindi dovrai pagare 2.600 euro di tasse. Non viene mai tassato (imposta di bollo a parte), un qualunque ammontare che ti ha fatto realizzare una minusvalenza o un pareggio rispetto all'investimento iniziale.

Inoltre, e questo è molto importante da comprendere, le minusvalenze compensano le plusvalenze future (o passate se nel medesimo anno). Cioè, se tu hai investito 10.000 euro in Bitcoin e 10.000 in Ethereum e con Bitcoin hai venduto a 20.000 euro (quindi +10.000 di plusvalenza) mentre Ethereum hai venduto in forte perdita, ipotizziamo quando ti erano rimasti solo 1.000 euro, non devi pagare tasse.

Questo perché hai avuto un +10.000 euro con Bitcoin ma un -9.000 euro con Ethereum, quindi una plusvalenza totale di soli 1.000 euro che è sotto la soglia dei 2.000 euro tassabili. Attenzione, si parla di vendita totale senza scambi intermedi o altri “giri di capitale” strano.

Se hai comprato 10.000 euro di Ethereum e ne vendi 1.000 ma in portafoglio te ne rimangono 8.000, non vuol dire che hai una minusvalenza di 9.000 euro ma solo di 1.000! Inoltre, bisogna chiarire bene quali operazioni sono considerate rilevanti per i conteggi delle tasse.

Tutte le operazioni verso valuta fiat (euro, dollari, yen o simili) o tutte le operazioni verso una stablecoin (es. USDT o USDC) che replica valuta fiat, sono da considerarsi tassabili in base alla circolare 30/E dell'Agenzia delle Entrate. Su di queste dovrai andare a calcolare le tue plusvalenze e minusvalenze, non sul capitale in crypto volatili che hai ancora in portafoglio.

Inoltre, qualsiasi operazione da crypto volatile a crypto volatile (quindi da criptovalute che non replicano una valuta fiat), non sono conteggiate ai fini di plusvalenze o minusvalenze, in quanto non sono guadagni o perdite realizzati. Ancora un esempio, se compri 10.000 euro di bitcoin e, quando hai 20.000 euro di controvalore vendi tutto per comprare direttamente (termine cruciale in questo caso) ethereum, non sei tassabile fino a quando non venderai gli ether per una stablecoin o valuta fiat.

Se, però, e qui devi fare estrema attenzione, vendi bitcoin per una stablecoin e poi, quel capitale, lo usi anche per intero per comprare una qualunque altra crypto è un capitale tassabile. Quindi, attenzione a come operi i tuoi (eventuali) trade o ribilanciamenti di portafoglio, perché potrà fare enorme differenza.

Hai dei fondi in staking o mining? Allora dovrai pagare le tasse sempre sul capitale guadagnato da questa attività, ma sempre quando venderai se si tratta di una crypto volatile. Attenzione nel caso tu intraprenda attività come questa all'interno del quadro economico di un'azienda o nel caso tu sia autonomo, perché in questo caso dovrai seguire le regole fiscali applicabili alla tua categoria di reddito.

Hai ricevuto in dono o in eredità delle crypto? Stesso discorso fatto per tutte le altre, ovvero dovrai pagare le tasse solo quando andrai a vendere per valuta stabile questi possedimenti andando a pagare il 26% sul capitale guadagnato. Non cambia di una virgola.

Insomma, ti suggerisco un buon commercialista nel caso tu abbia realizzato introiti o ci sia una movimentazione consistente di capitali durante l'anno. Se invece hai solo pochi averi o se non hai fatto operazioni fiscalmente rilevanti, ti basterà pagare l'imposta di bollo che, in molti casi, viene permesso farlo direttamente dall'app dell'exchange.

Salvatore Aranzulla

Autore

Salvatore Aranzulla

Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.