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Quanto inquina una mail

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Invia”. Hai cliccato per l'ennesima sul “solito” tasto per l'invio delle email e, sùbito dopo averlo fatto, è sorta nella tua mente una domanda su cui non ti eri mai soffermato più di tanto prima d'ora: quanto inquina una mail? Sicuramente, rispetto alle care vecchie lettere cartacee, molto meno. Ma questo non significa che l'impatto ambientale di una lettera elettronica sia pari a zero: ricordati che qualsiasi azione compiamo produce un qualche effetto (seppur minimo) sul pianeta che ci ospita.

Oggi, riferimenti scientifici alla mano, voglio risolvere la curiosità che ti ha spinto a giungere sul mio sito Web spiegandoti l'impatto ambientale che può avere sia inviare una email che la sua conservazione. Eviterò di scendere troppo in complicati tecnicismi, cercando di essere sia chiaro che specifico al tempo stesso.

Allora, sei pronto per iniziare? Sì? Molto bene! Mettiti bello comodo e goditi la lettura di questo approfondimento che ti permetterà di vedere da una prospettiva un po' diversa uno degli strumenti di comunicazione più utilizzati del pianeta: la posta elettronica. Ti auguro buona lettura!

Indice

Quanto inquina inviare una email

Email

Vediamo, innanzitutto, quanto inquina inviare una email. Prima di snocciolarti alcuni dati, però, ci tengo a dirti che calcolare le emissioni generate da un'e-mail non è facile, perché nel calcolo bisogna includere diverse variabili: i dispositivi utilizzati per creare, processare e far “viaggiare” l'email (compresi i data center dei provider; meno sono efficienti e veloci questi dispositivi, più energia consumeranno), il tempo impiegato dal mittente per scrivere il messaggio e quello impiegato dal destinatario per leggerlo, la presenza o meno di allegati di grandi dimensioni e così via. Quello che possiamo fare, quindi, è stimare i potenziali “costi” che ha un messaggio di posta elettronica per quanto riguarda l'impatto ambientale.

Secondo uno studio condotto dall'_Università dell__a_ California, l'invio di una singola email potrebbe avere un impatto ambientale che è alquanto simile a quello prodotto da un'automobile a benzina guidata per un chilometro (dipende da quanto è "pesante). Per entrare più nello specifico, infatti, lo studio ha stimato che l'invio di un'email di testo medio genera circa 4 grammi di CO2, mentre l'invio di un'email con allegati può generare fino a 50 grammi di CO2, visto che gli allegati richiedono più energia per essere trasmessi e conservati rispetto ai semplici messaggi di testo.

Considerando il fatto che, secondo alcune stime, una persona invia e riceve in media circa 122 email al giorno, le emissioni di CO2 derivanti dal semplice uso della posta elettronica può oscillare tra i 488 e i 6.100 grammi.

Secondo alcune stime condotte dall'Ademe (un'agenzia francese per la gestione dell'ambiente e dell'energia), inoltre, un'azienda con 100 dipendenti che inviano in media 33 messaggi di posta al giorno per circa 220 giorni all'anno, produca circa 13,6 tonnellate di CO2, l'equivalenti di 13 viaggi aerei tra New York e Parigi.

Stando a uno studio della società energetica OVO se ogni adulto nel Regno Unito inviasse un'e-mail di ringraziamento in meno, si potrebbero risparmiare 16.433 tonnellate di CO2 all'anno, l'equivalente delle emissioni prodotte da 3.334 auto diesel: questo è il peso di questi “semplici” messaggi di cortesia.

Anche le email indesiderate hanno il loro peso sull'ambiente: secondo il servizio antispam Cleanfox, l'utente medio riceve ogni anno 2.850 e-mail indesiderate, responsabili di 28,5 kg di CO2.

Nell'ultima versione del libro “How Bad are Bananas?: The Carbon Footprint of Everything”, Mike Berners-Lee (come riportato da Carbon Literacy) suggerisce, invece, che l'intervallo da attribuire a un'email per quanto riguarda le emissioni di CO2 varia tra 0,03 g e 26 g, come puoi notare dallo schema che ti riporto di seguito (con stime ribassate rispetto al passato, grazie alla migliore efficienza dei data center e dei dispositivi coinvolti nello scambio di corrispondenza elettronica).

  • Email di spam rilevata dai filtri della posta elettronica: 0,03 g di CO2.
  • Breve email inviata e ricevuta su uno smartphone: 0,2 g di CO2.
  • Breve e-mail inviata e ricevuta su un portatile: 0,3 g di CO2.
  • Email lunga scritta in 10 minuti e letta in 3 minuti (utilizzando un portatile): 17 g di CO2.
  • E-mail lunga scritta in 10 minuti e inviata a 100 persone, di cui 1 la legge e le altre 99 la guardano per 3 secondi: 26 g di CO2.
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Da non sottovalutare, poi, tutto il discorso rifiuti RAEE: dal momento che per accedere alle email occorre utilizzare dispositivi adatti — come computer, smartphone, tablet, etc. — l'estrazione di materie prime per la realizzazione di schede elettroniche di questi ultimi ha un impatto ambientale importante. È vero che questi device sono utilizzati non solo per l'uso della posta elettronica, ma nel computo totale bisogna calcolare anche questo aspetto.

Quanto inquina conservare una mail

Email

In secondo luogo, parliamo di quanto inquina conservare una mail. Dal momento che la conservazione di email sui server richiede l'utilizzo di ingenti quantità di energia per mantenerli in funzione 24 ore su 24 e per poterli raffreddare adeguatamente (se si surriscaldano, infatti, possono avere malfunzionamenti importanti), la conservazione di un messaggio di posta elettronica può avere un impatto non trascurabile sull'ambiente.

Secondo uno studio condotto dalla società energetica OVO (citata anche nel capitolo precedente), il mantenimento di una singola casella di posta elettronica per un anno produce qualcosa come 480 kg di CO2 circa: l'equivalente di un volo transatlantico di andata e ritorno.

Se a questo aggiungiamo il fatto che alcuni server di posta elettronica non utilizzano fonti di energia rinnovabili, l'impatto ambientale può aumentare ulteriormente. Secondo uno studio condotto da The Shift Project, solo il 24% dell'energia utilizzata per alimentare i server di posta elettronica proviene da fonti rinnovabili, il che vuol dire che l'utilizzo di questi server va a contribuire sensibilmente alle emissioni di gas serra.

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Salvatore Aranzulla

Autore

Salvatore Aranzulla

Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.