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Root Android

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Se hai degli amici appassionati di tecnologia, avrai sicuramente sentito parlare del root Android. Si tratta di una procedura mediante la quale è possibile scavalcare alcune limitazioni previste normalmente dal sistema operativo del robottino verde e agire in maniera più approfondita sulle impostazioni del proprio smartphone o tablet.

All’atto pratico, ciò si traduce nella possibilità di utilizzare applicazioni per regolare alcuni parametri avanzati, quali ad esempio le prestazioni del processore; effettuare backup completi di app e dati; spostare applicazioni su schede microSD anche quando non sarebbe consentito e molto altro ancora. Tuttavia, come scoprirai tra non molto, abilitare i permessi di root su un dispositivo ha delle conseguenze materiali, come in alcuni casi l’annullamento della garanzia; oltretutto, la procedura non è esente da rischi e un solo errore potrebbe compromettere del tutto il funzionamento dello smartphone o del tablet.

Ad ogni modo, se ti interessa effettivamente approfondire questo tema, prenditi qualche minuto di tempo e leggi con attenzione tutto quanto ho da spiegarti in merito: sono sicuro che, al termine della lettura di questa guida, avrai compreso alla perfezione quali sono i benefici e rischi del root e sarai in grado di prendere una decisione in completa autonomia. Detto ciò, non mi resta altro da fare, se non augurarti buona lettura e farti un grosso in bocca al lupo!

Indice

Informazioni preliminari

Root Android

Sono certo che, se ti trovi su questa guida, è perché hai scoperto che ottenere i permessi di root su Android sblocca ulteriormente le possibilità di personalizzazione del sistema operativo, consentendo gli interventi su parti delicate dello stesso previa installazione di apposite app.

Se, da un lato, questo corrisponde a verità, dall’altro devi sapere che mettere in pratica la procedura di root richiede tempo, pazienza ed estrema precisione: basta infatti un solo errore in qualsiasi passaggio per rendere irrimediabilmente inutilizzabile il dispositivo.

Tra le altre cose, applicare il root a un dispositivo ne invalida spesso la garanzia (a seconda delle policy del produttore); peraltro, la procedura di root comporta quasi sempre la formattazione della memoria di Android, con conseguente perdita dei dati personali.

E non finisce qui: mi preme dirti che sbloccare i permessi avanzati di Android rende il dispositivo estremamente vulnerabile in termini di sicurezza. Basta un tap di troppo per consentire a un’app, anche in modo inconsapevole, di agire su parti delicate della memoria, che potrebbero contenere dati personali o, peggio ancora, informazioni di sicurezza.

Oltretutto, avere i permessi di root attivi aumenta in modo sensibile il rischio di contrarre malware come virus, trojan, spyware o, peggio ancora, ransomware difficilissimi da eradicare (i quali potrebbero condurre a conseguenze estremamente sgradite).

Dunque, prima ancora di fare qualsiasi cosa, valuta con attenzione quelli che sono i rischi e i benefici e valuta se il root può essere effettivamente fare al tuo caso; inoltre, se non hai molta esperienza con il mondo di Android, ti consiglio di farti assistere da una persona più ferrata in materia, almeno all’inizio: ciò limiterà senza dubbio l’eventualità di problemi causati da inesperienza o, peggio ancora, distrazione.

Come effettuare il root Android

Come effettuare il root Android

Dopo aver compreso quelli che sono i rischi e i benefici dell’effettuare il root Android, è arrivato il momento di spiegarti, nel concreto, come riuscire a ottenere questo risultato.

Sostanzialmente, per ottenere i permessi di root, è necessario seguire una sequenza di azioni ben definite, la quale richiede la disponibilità di un computer: di seguito ti elenco i passaggi principali.

In primo luogo, sul PC dal quale agire, bisogna scaricare tre elementi fondamentali: ADB, l’utility di Android che consente di impartire comandi dal computer; fastboot, lo strumento ufficiale per poter operare sulla zona d’avvio del dispositivo; e i driver del dispositivo stesso, per far sì che questo venga riconosciuto.

Successivamente, è necessario attivare la modalità di debug USB sul dispositivo, in modo da consentire la comunicazione e l’acquisizione di comandi dal computer; fatto ciò, bisogna sbloccare il bootloader del dispositivo Android, ossia la componente della memoria che gestisce l’avvio del sistema operativo. Questa operazione, però, comporta la perdita completa dei dati presenti in memoria, pertanto è sempre bene eseguire un backup preliminare degli stessi, prima di procedere.

Sfortunatamente, alcune procedure di sblocco del bootloader necessitano dell’autorizzazione da parte del produttore del dispositivo, previo ottenimento di un codice; questa procedura potrebbe non essere immediata. Alcuni smartphone, come quelli della linea Android One, consentono di effettuare lo sblocco del bootloader in maniera immediata, tramite fastboot, semplicemente attivando un’opzione specifica nel menu sviluppatore.

Dopo aver sbloccato il bootloader, si può procedere con l’installazione della Recovery personalizzata: se non ne avessi mai sentito parlare, si tratta di un piccolo sistema operativo indipendente da Android, il quale permette di scrivere direttamente sui file di sistema (operazione di flashing) e di effettuare alcune altre azioni d’emergenza.

Infine, bisogna scaricare l’app per ottenere il root e flasharla mediante la Recovery installata in precedenza: al riavvio successivo del dispositivo, i permessi di root saranno finalmente disponibili.

Come hai potuto notare, la procedura che ti ho illustrato finora è assolutamente generica e non contiene riferimento ad app, programmi o dispositivi precisi: il mondo di Android è estremamente frammentato e ciascuno smartphone, o tablet, necessita di una procedura specifica per compiere le operazioni che ti ho indicato finora.

Per questo motivo, non sono in grado di fornirti una procedura valida per tutti i modelli di smartphone, ma soltanto delle “linee guida” applicabili in linea generale. Tuttavia, per darti un’idea di come si porta a termine la procedura di root, posso spiegarti come agire su un modello specifico di smartphone in mia dotazione, lo Xiaomi Mi A1, dal sistema operativo Windows, usando la Recovery TWRP e l’app per il root Magisk.

Per tua informazione, lo Xiaomi Mi A1 è un dispositivo appartenente alla linea Android One, ossia ai dispositivi il cui bootloader può essere sbloccato “al volo”, direttamente con fastboot; la procedura che mi appresto a illustrarti è replicabile con facilità anche sugli altri smartphone Android One e su quelli della famiglia Pixel, a meno di piccoli dettagli funzionali (come per esempio l’installazione dei driver esatti per il dispositivo e il download della versione specifica di TWRP).

Scaricare ADB, Fastboot e i driver

Root Android

Per poter sbloccare il bootloader e installare la custom Recovery, è indispensabile scaricare preventivamente gli strumenti ADB e Fastboot di Android: detto in parole povere, ADB consente di effettuare una serie di operazioni sul dispositivo, direttamente dal computer, mentre Fastboot consente di operare su parti esterne ad Android.

Entrambi gli strumenti sono inclusi in Android Studio ma, per semplicità, utilizzeremo una versione “minimale” degli stessi, che può essere scaricata direttamente dal forum XDA: per ottenerla, collegati a questo sito Internet, fai clic sul link Download version X.X.X Portable e poi sui pulsanti Click Here to Start Download e Primary Download, situati nella pagina successiva, per scaricare l’archivio compresso sul computer. Concluso il download, estrai il file in una cartella a piacere, comoda da ricordare: ne avrai bisogno in seguito.

A questo punto, potrebbe rivelarsi necessario installare i driver Fastboot specifici per il dispositivo in proprio possesso: nel mio caso, è possibile ottenere questo risultato scaricando lo strumento ufficiale Mi Unlock, il quale consente di ottenere i summenzionati driver in un solo clic.

Per ottenerlo, collegati a questa pagina Internet, clicca sul pulsante Download Mi Unlock e attendi che il file venga scaricato sul computer; ora, estrai l’archivio compresso nella cartella che preferisci, apri quest’ultima ed esegui il file miflash_unlock.exe contenuto al suo interno.

Ora, clicca sul pulsante Agree e, alla comparsa della schermata di login su Mi Account, clicca sul simbolo dell’ingranaggio situato in alto a destra e poi sul pulsante Check, collocato in corrispondenza della dicitura Click the button to install the drive. Per finire, clicca sul pulsante per due volte consecutive e, alla comparsa del messaggio Connect device again, collega lo smartphone al computer avvalendoti del cavo USB e attendi che l’installazione dei driver venga completata. Infine, clicca sul pulsante Close e chiudi la finestra di Mi Unlock.

Sbloccare il bootloader

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Ora, per operare sul dispositivo in modalità ADB/Fastboot, è necessario abilitare le opzioni di sviluppo di Android. Per riuscire nell’impresa, apri le Impostazioni del sistema operativo, facendo tap sul simbolo dell’ingranaggio situato nella schermata Home oppure nel drawer del dispositivo, raggiungi le sezioni Sistema > Informazioni sul telefono e fai tap per sette volte consecutive sulla dicitura Numero build, finché non visualizzi un messaggio che ti notifica di essere diventato uno sviluppatore.

Fatto ciò, ritorna al menu precedente, accedi alle sezioni Avanzate > Opzioni di sviluppo e sposta da OFF a ON la levetta relativa alla voce Debug USB, rispondendo in maniera affermativa all’avviso mostrato in seguito.

Ora, giacché stiamo operando su uno smartphone appartenente alla linea Android One, è possibile predisporlo fin da subito allo sblocco del bootloader, senza dover richiedere l’autorizzazione al produttore (cosa che succede, invece, per produttori quali Sony, Motorola e la stessa Xiaomi, per gli smartphone non appartenenti alla linea “Mi A”): per farlo, sempre dal menu delle Opzioni di sviluppo, sposta da OFF a ON la levetta relativa alla voce Sblocco OEM e rispondi in maniera affermativa all’avviso successivo. Ti faccio presente che, a seguito di questa operazione, eventuali meccanismi di protezione avanzata del sistema verranno disattivati.

Se il produttore del tuo smartphone non fornisce istruzioni ufficiali relative allo sblocco del settore di avvio di Android, ti consiglio di cercare su Google frasi come sblocco bootloader [marca e modello dispositivo].

Adesso sei pronto ad agire: tenendo il telefono collegato al computer, raggiungi la cartella degli strumenti ADB/Fastboot che hai estratto in precedenza, fai doppio clic sul file eseguibile cmd-here, in modo da aprire una finestra del Prompt dei comandi, quindi digita al suo interno il comando adb devices e premi Invio.

Dopo alcuni istanti, dovrebbe comparire sul dispositivo Android una richiesta di autorizzazione per la comunicazione con il computer: apponi il segno di spunta accanto alla voce Consenti sempre da questo computer, visibile sullo schermo di Android, e tocca il pulsante OK per fornire i permessi necessari.

Fatto ciò, ritorna alla finestra del Prompt dei comandi, impartisci nuovamente l’istruzione adb devices e verifica che il dispositivo venga correttamente riconosciuto (vedrai comparire la scritta device in corrispondenza del suo ID).

Per riavviare il device in modalità Fastboot, impartisci il comando adb reboot bootloader e dai Invio: a seguito di questa operazione, il dispositivo Android dovrebbe riavviarsi istantaneamente e accedere al bootloader.

All’accensione dello stesso, sempre nel Prompt dei comandi, impartisci il comando fastboot devices e verifica che il terminale venga correttamente riconosciuto. Per sbloccare il bootloader, consapevole che questa operazione eliminerà il contenuto della memoria, impartisci il comando fastboot oem unlock e dai Invio: nel giro di qualche istante, lo smartphone dovrebbe riavviarsi alcune volte e dare luogo al ripristino della memoria, che potrebbe durare alcuni minuti.

L’avvio immediatamente successivo al ripristino potrebbe essere particolarmente lungo: non preoccuparti, è del tutto normale. Inoltre, con molta probabilità, prima di ogni avvio futuro visualizzerai un inquietante messaggio d’avviso relativo ai rischi che lo sblocco del bootloader porta con sé.

Ad ogni modo, una volta conclusa la procedura di primo avvio, provvedi a eseguire la configurazione iniziale del dispositivo e abilita nuovamente le opzioni di sviluppo e il debug USB, così come ti ho indicato in precedenza. Non scollegare il telefono né chiudere la finestra del Prompt dei comandi: ti servirà a breve.

Installare la Recovery personalizzata

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Lo step successivo consiste nell’installare la Recovery personalizzata: a tal riguardo, mi sento di consigliarti la TWRP, una delle migliori della categoria, dotata di un’interfaccia adatta anche ai meno esperti (con tanto di supporto al touch-screen) e costantemente aggiornata dal team di sviluppo.

Per ottenere il file più adatto al tuo dispositivo, collegati alla pagina principale di TWRP, clicca sulla voce Devices collocata in alto e utilizza le pagine successive per indicare la marca e il modello del tuo dispositivo; se preferisci, puoi aiutarti con il campo di ricerca situato in alto. Fai bene attenzione a questa scelta: il download e il flash di un file errato può compromettere irrimediabilmente il funzionamento dello smartphone o del tablet.

Giunto alla pagina di download, clicca sul pulsante Primary (Europe) situato nel riquadro Download Links e scarica il file più recente, in formato .img, servendoti dei link presenti nella pagina successiva. Una volta ottenuto il file, copialo nella cartella di ADB/Fastboot.

Adesso, riprendi il Prompt dei comandi aperto in precedenza e impartisci il comando adb devices, per verificare che il dispositivo Android sia stato nuovamente riconosciuto (se necessario, autorizza la comunicazione rispondendo affermativamente al messaggio che compare sul display dello stesso). Adesso, riavvia nuovamente lo smartphone in Fastboot, impartendo il comando adb reboot bootloader e verifica che il device sia stato correttamente riconosciuto, digitando il comando fastboot devices.

A questo punto, impartisci il comando fastboot getvar current-slot per individuare la partizione attiva: la TWRP va installata su quella che non lo è. Dunque, se l’output del comando precedente è current-slot: b, dovrai agire sulla partizione a.

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Ipotizzando quindi che la partizione a sia quella attualmente non attiva, impartisci il comando fastboot flash boot_a nomefile.img, sostituendo a X il nome del file TWRP copiato poco fa (ad es. twrp-3.5.0_9-0-tissot.img) e premi il tasto Invio della tastiera, per copiare la Recovery nel settore d’avvio di Android. Per finire, imposta la partizione sulla quale hai agito come attiva, impartendo il comando fastboot set_active a (oppure b, a seconda del caso).

Finalmente ci siamo! A questo punto, premi e tieni premuto il tasto Volume+ del dispositivo Android e, contemporaneamente, impartisci il comando fastboot reboot nel Prompt dei comandi, per riavviare in modalità Recovery.

Al primo avvio della TWRP, fai tap sul pulsante Select Language, apponi il segno di spunta accanto alla voce Italiano e tocca il pulsante OK; successivamente, apponi il segno di spunta accanto alla voce Non mostrare più questa schermata all’avvio e tocca il pulsante Mantieni sola lettura. Il grosso è finalmente fatto: finalmente puoi usare la tua Recovery nuova di zecca, per ottenere i permessi di root! Adesso puoi chiudere la finestra del Prompt dei comandi, ma non scollegare il telefono dal computer.

Effettuare il root del dispositivo

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Infine, non ti resta che scaricare l’applicazione che consente di ottenere i permessi di root e flasharla tramite la TWRP. Per prima cosa, monta la memoria dello smartphone sul PC, in modo da poter copiare file al suo interno: dunque, fai tap sul pulsante Monta visibile nella schermata di TWRP, apponi il segno di spunta accanto alla voce Data e tocca il pulsante Abilita modalità MTP, per far sì che il computer riconosca la memoria del telefono.

Adesso, ritorna al computer ed effettua il download di Magisk, lo strumento che ho scelto per abilitare i permessi di root: per scaricarlo, collegati a questa pagina Web e clicca sul link Magisk-vxx.zip, collocato nel riquadro Assets. A download ultimato, copia l’archivio ottenuto nell’archivio interno del dispositivo Android, al quale puoi accedere aprendo l’Esplora File e recandoti nel percorso Questo PC > [nome dispositivo] > Archivio interno.

Superato anche questo step, ritorna alla TWRP di Android, fai tap sul pulsante Disabilita MTP e sfiora il bottone Indietro (quello a forma di triangolo residente in basso a sinistra), per tornare alla schermata principale della Recovery; infine, sfiora il pulsante Installa, fai tap sul nome dell’archivio copiato in precedenza (ad es. Magisk-v21.4.zip), apponi il segno di spunta accanto alla voce Riavvia dopo che l’installazione è completata ed effettua uno swipe da sinistra verso destra sulla barra Scorri per installare, per avviare il processo e riavviare il dispositivo al termine dello stesso.

Abbiamo finito! Se tutto è andato per il verso giusto, i permessi di root dovrebbero essere stati definitivamente sbloccati. Per verificarlo, scarica l’app Root Checker dallo store del tuo dispositivo, aprila e concordale l’uso dei permessi di root.

Salvatore Aranzulla

Autore

Salvatore Aranzulla

Salvatore Aranzulla è il blogger e divulgatore informatico più letto in Italia. Noto per aver scoperto delle vulnerabilità nei siti di Google e Microsoft. Collabora con riviste di informatica e cura la rubrica tecnologica del quotidiano Il Messaggero. È il fondatore di Aranzulla.it, uno dei trenta siti più visitati d'Italia, nel quale risponde con semplicità a migliaia di dubbi di tipo informatico. Ha pubblicato per Mondadori e Mondadori Informatica.